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La settimana corta divide le famiglie

L’istituto comprensivo “Fabiani” di Barbarano. ARCHIVIO
L’istituto comprensivo “Fabiani” di Barbarano. ARCHIVIO
L’istituto comprensivo “Fabiani” di Barbarano. ARCHIVIO
L’istituto comprensivo “Fabiani” di Barbarano. ARCHIVIO

Emilio Garon I forconi, come qualcuno minacciava, non si sono visti all’incontro pubblico (circa 200 i presenti) per presentare la proposta di un nuovo orario nell’Istituto Comprensivo di Barbarano, che comprende anche le scuole di Mossano e Villaga. Niente forconi, ma la tensione resta molto forte, con le due parti che si scontrano tra accuse di brogli e propaganda. Alla fine diventa una guerra tra guelfi e ghibellini, nessuno cambierà idea, sembra che l’importante sia sopprimere l’avversario: da una parte i fautori della settimana corta, i quali propongono un nuovo orario distribuito su cinque giorni, con sabato libero. Dall’altra chi difende strenuamente l’orario tradizionale, cinque ore al giorno, sabato compreso. La dirigente scolastica Maria Pastrello ha presentato la proposta che viene da una raccolta di firme. «La scuola dell’autonomia – ha precisato la responsabile dell’istituto - ha possibilità dentro il quadro normativo di procedere in termini liberi in fatto di organizzazione. Il tema del cambio dell’orario è stato portato da un numero significativo di genitori, e il percorso procedurale democratico porta ad esprimersi attraverso un sondaggio». Parola poi ad alcuni insegnanti. «C’è una visione di cambiamento – ha spiegato il prof. Gianni Romagna –. In Europa la scuola di sei giorni praticamente non esiste. Altre scuole di Vicenza si orientano per soluzioni di cinque giorni e Barbarano, che è sempre stata all’avanguardia, può accettare questa sfida». Diversa la posizione della prof. Romina Graziotto: «Sono contraria per esperienza personale – ha spiegato – l’orario a sei giorni ha funzionato e ha i suoi pregi, cambiare vuol dire avere meno tempo a disposizione a casa e, per alcuni alunni, potrebbe comportare anche qualche difficoltà». Dal pubblico gli interventi più animati sono arrivati dal fronte del No. «Su che altare stiamo sacrificando – sono parole di Matteo Raimondo – questa organizzazione tradizionale, sotto la quale sono cresciute generazioni di studenti?». «State troncando le attività extrascolastiche dei ragazzi» ha aggiunto un’altra mamma. «È meglio consolidare il metodo e la didattica attuale» ha ribadito un altro genitore contrario al cambio. «Abbiamo opportunità a costo zero – la replica di un genitore giunta dalla platea dei favorevoli –. Dobbiamo avere fiducia negli insegnanti e nell’organizzazione scolastica che saprà gestire i momenti della giornata nel nuovo orario». I genitori contrari alla settimana corta contestano soprattutto il metodo del sondaggio. Ci saranno tre opportunità di voto da scegliere: l’orario attuale e due ipotesi sull’orario distribuito in cinque giorni. Ogni famiglia avrà diritto ad un voto con una scheda, i voti sono stati raccolti e il giorno 16 ci sarà lo spoglio alla presenza dei i rappresentanti scolastici. La proposta che otterrà più voti sarà sottoposta alla decisione del Consiglio d’Istituto. «La procedura adottata è rigorosa – ha precisato la dirigente scolastica – non accettiamo insinuazioni su possibili manipolazioni». «C’è stata poca informazione per un cambiamento così importante – accusa Roberta Pretto –. La scheda avrà due proposte per il sì che faranno cumulo assieme, ritengo che sia un metodo scorretto». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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