<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Il riso soffre la sete
«Ma qui nessuno
butta via l’acqua»

La stagione nonostante l’acqua che scarseggia promette un buon raccolto di riso di qualità
La stagione nonostante l’acqua che scarseggia promette un buon raccolto di riso di qualità
La stagione nonostante l’acqua che scarseggia promette un buon raccolto di riso di qualità
La stagione nonostante l’acqua che scarseggia promette un buon raccolto di riso di qualità

Nell’estate della grande siccità, della polemica nazionale che ha contrapposto ambientalisti e agricoltori sull’“eccessivo consumo dell’acqua” (il 51% del totale dicono le statistiche, in media 3.400 litri per produrre un chilo di riso), i risicoltori dell’antico feudo delle Abbadesse, che conta circa 126 ettari di territorio tra Grumolo, Torri di Quartesolo, e altri comuni dell’area est della provincia, hanno sperimento l’arte di arrangiarsi. Come? Con il passaparola. Si sono spontaneamente messi in rete per gestire quotidianamente l’acqua dei canali, il Tergola, il Riale e il Moneghina, senza disperderne neppure una goccia. Con il beneplacito del Consorzio bonifica Brenta.

E ora che i corsi d’acqua sono a secco o quasi, e l’irrigazione in alcune risaie manca da qualche giorno, si fa di tutto, insieme, per favorire i prelievi irrigui dei coltivatori che ne hanno urgente bisogno.

«I risicoltori - spiega Costantino Barban, presidente dell’Associazione produttori del presidio del riso di Grumolo che conta tre soci che si fregiano del marchio Slow Food- usano l'acqua, non la consumano. Poi la restituiscono all'ambiente. E fanno di tutto per risparmiarla senza che ne vada persa una goccia. Quest’anno da giugno siamo riusciti ad ottimizzare al massimo la risorsa, anche perché scarsa, mettendoci in rete. Gestendo oculatamente tra di noi i prelievi irrigui. Favorendo i campi che più necessitavano di essere allagati».

Nel Vicentino, la situazione rispecchia del tutto ciò che quest’estate è avvenuto in Italia: temperature massime risultate superiori di 3,9 gradi la media, precipitazioni in calo del 62,3%, con una crisi idrica di portata storica. E per fare giustizia del luogo comune che il riso necessita di un eccessivo consumo di acqua, Barban spiega «che organizzandosi con la semina a secco anche quest’anno si è risparmiato un mese e mezzo di acqua». «Inoltre - ci tiene a precisare - la risorsa in risicoltura non è in concorrenza e, quindi, non viene sottratta agli altri usi».

La stagione, comunque promette un buon raccolto. «Al momento - sottolinea anche il presidente dell’ Associazione produttori del riso di Grumolo, Umberto Rossato - non risentiamo di particolari problemi. Siamo riusciti con tanto impegno a gestire la carenza. Forse c’è qualche sporadica crisi alla fine della rete idrica, nelle risaie più alte».

Bisogna però guardare al futuro e ai problemi legati alla mancanza di risorse idriche. «Alcuni ragionamenti, soprattutto se la mancanza di precipitazioni dovesse continuare, devono essere fatti» spiega Barban. Ma non nominategli la strada alternativa della pacciamatura che copre i campi con un telo e consente di risparmiare acqua. «Senza l’acqua il riso non si fa».

Luisa Dissegna

Suggerimenti