<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Albettone

Formaggio choc
«Se viene un ladro
gli sparo in testa»

Il sindaco di Albettone Joe Formaggio
Il sindaco di Albettone Joe Formaggio
Il sindaco di Albettone Joe Formaggio
Il sindaco di Albettone Joe Formaggio

ALBETTONE. Il sindaco di Albettone, Joe Formaggio, dice cosa deve aspettarsi un ladro che entra in casa sua: «Gli sparo in testa, si ritrova cervella dentro le scarpe. Ogni tanto un morto fa bene, così ladri imparano». 

 

Formaggio non è nuovo a simili sortite pubbliche e a "La Zanzara" su Radio24 non è da meno. «Il questore di Vicenza - rileva - voleva togliermi il porto d’armi, ma alla fine me l’hanno lasciato, quindi se un ladro mi viene in casa fa la fine di quello di Milano, sicurissimo. Sparo subito». Parole destinate a far discutere, come quelle del "collega" Massimo Bitonci, primo cittadino di Padova, che ha annunciato un provvedimento, al vaglio, che prevede il patrocinio legale gratuito ai padovani accusati di aver commesso un eccesso colposo di legittima difesa.

 

«Se si presenta un ladro per entrare - aggiunge - deve arrampicarsi per la terrazza. Ma io gli sparo in testa e quello si trova le cervella dentro le scarpe da ginnastica. Con tre bambini piccoli e una moglie cosa viene a fare una persona alle tre di notte a casa mia? Negli Stati Uniti al signore di Vaprio d’Adda avrebbero dato una medaglia e invece qui in Italia lo indaghiamo, lo processiamo, gli facciamo spendere una montagna di soldi». 

«Sul comodino - ricorda - tengo la sveglia e i proiettili, il fucile è a mezzo metro, dove finisce il letto, appoggiato alla parete». «Io - dice - me ne sbatto del testo di pubblica sicurezza, delle leggi: la mia famiglia è più importante». Per Formaggio «meglio un bel processo che un brutto funerale. Se mi toglieranno il porto d’armi, me ne frego tanto ho i miei fratelli che abitano vicino, sono tutti armati e sparano. Nessuno viene a casa mia a rompere le palle. A casa mia io sono Dio». 

 

«Ogni tanto - ammette - un morto ci sta bene perché devono imparare che non possono farla sempre franca. I ladri sono come i lavoratori, sono morti sul lavoro come un muratore che cade dal tetto. Può succedere. Ma vi rendete conto - prosegue - che il povero Mattielli (condannato a 5 anni e a 135 mila euro di risarcimento per aver ferito due
nomadi) deve pagare per l’ennesimo furto di questi zingari. Questi qui bisogna iniziare ad istruirli e l’unica legge che capiscono - conclude - sono le pistolettate che uno gli tira dietro, perché non capiscono nient’altro».

Suggerimenti