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Zovencedo

Delitto dei Berici
Prime risposte
in arrivo dal Ris

Il casolare in contra’ Gazzo, a Zovencedo, dove abitava la vittima
Il casolare in contra’ Gazzo, a Zovencedo, dove abitava la vittima
Il casolare in contra’ Gazzo, a Zovencedo, dove abitava la vittima
Il casolare in contra’ Gazzo, a Zovencedo, dove abitava la vittima

ZOVENCEDO. Non c’è ancora un movente accreditato né un sospetto. A tre mesi dall’omicidio di Mauro Pretto, il boscaiolo di 47 anni freddato la notte del 12 maggio in contra’ Gazzo a Zovencedo, l’assassino rimane un fantasma.

I carabinieri stanno ricevendo dai colleghi del Ris i primi risultati delle analisi effettuate su alcuni reperti, ma i tasselli del puzzle in mano ai militari rimangono pochi. Uno stallo nelle indagini che ha spinto il consigliere regionale del Partito democratico, Andrea Zanoni, a intervenire nuovamente sul caso per chiedere di fermare il prima possibile il killer.

Che la caccia all’omicida sarebbe stata tutt’altro che semplice, gli uomini del nucleo investigativo lo avevano intuito fin dalla scoperta del cadavere, avvenuta la mattina successiva al delitto. Pretto viveva in un casolare isolato, circondato dai boschi e in cima a una strada sterrata. L’assassino è quindi riuscito ad arrivare fin sull’uscio di casa della vittima senza essere visto.

Anche l’arma scelta per uccidere complica la vita ai militari, coordinati dal pubblico ministero Francesca Sorvillo: Pretto è stato ammazzato con un fucile da caccia caricato a pallini, che, a differenza di un bossolo, non possono essere esaminati. Infine, ma di certo non meno rilevante, l’omicida non avrebbe lasciato sulla scena del crimine tracce biologiche e impronte.

Nemmeno le prime riposte che arrivano dal Reparto investigazioni scientifiche avrebbero dato uno scossone alle indagini. Anche se gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, pare che i pochi reperti inviati a Parma per essere analizzati non siano risultati determinanti.

A tutto questo si aggiunge poi il fatto che non c’è un movente assodato. I carabinieri possono solo ipotizzarne uno di risulta: Pretto, che amava il territorio nel quale viveva, potrebbe essere stato ucciso da qualcuno con cui aveva avuto un alterco, che non avrebbe esitato a mettere fine a una vita per un bisticcio. Una circostanza che renderebbe ancora più inquietante il delitto, soprattutto perché l’assassino gira indisturbato.

«Sono tre mesi che Mauro Pretto è stato ucciso e ancora non abbiamo il nome dell’assassino che circola liberamente per il Veneto. A distanza di tanto tempo, infatti, non risulta che ci sia alcun iscritto nel registro degli indagati», afferma Zanoni. Che aggiunge: «Sono stato contattato dalla compagna di Pretto e da tanti amici che continuano a porsi interrogativi e sono preoccupati perché la persona che ha ammazzato Mauro è ancora in libertà e le speranze di trovarla diminuiscono col passare del tempo. Su questo omicidio è calato un silenzio assoluto. Non si può non notare la differenza con il caso di Igor “il russo”, con l’esercito mobilitato e notizie sulle prime pagine dei quotidiani per giorni».

Zanoni conclude: «Qua le uniche cose che sappiamo è che Pretto era un amante della natura e avrebbe avuto dei diverbi con chi non rispettava il bosco e gli animali selvatici. Il resto è tutto avvolto nel mistero più fitto, anche perché nel nostro Veneto, a causa di recenti norme regionali, ci sono troppe persone che girano armate».

Valentino Gonzato

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