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Alla guida ubriaco investì una ciclista Inflitti quattro anni

Il punto in cui venne investita la sedicenne Erika Sagona il 10 giugno 2016Il pm Hans Roderich Blattner
Il punto in cui venne investita la sedicenne Erika Sagona il 10 giugno 2016Il pm Hans Roderich Blattner
Il punto in cui venne investita la sedicenne Erika Sagona il 10 giugno 2016Il pm Hans Roderich Blattner
Il punto in cui venne investita la sedicenne Erika Sagona il 10 giugno 2016Il pm Hans Roderich Blattner

La morte di Erika Sagona, che a 16 anni, nel giugno del 2016, venne investita e uccisa dal furgone condotto da Giorgio Canevarollo, 55 anni di Grancona, risultato poi positivo all’alcol test con un tasso alcolemico di 1,8 grammi per litro; è stato il primo caso di omicidio stradale avvenuto nel Vicentino. Ieri, a distanza di quasi tre anni dal drammatico incidente, Canevarollo, difeso dall’avvocato Rosanna Pasqualini, è stato condannato a 4 anni di reclusione al termine dell’udienza preliminare davanti al giudice Matteo Mantovani. Il pubblico ministero Hans Roderich Blattner, titolare dell’inchiesta sull’incidente, aveva chiesto una condanna a 6 anni e otto mesi di carcere. Il gup, nel calcolo della pena, era partito da un massimo di nove anni di reclusione, divenuti poi quattro finali al netto della riduzione legata al rito scelto per il dibattimento, ovvero l’abbreviato, che in caso di condanna consente lo sconto di un terzo della pena. Inoltre, sul calcolo definitivo, ha influito anche il risarcimento del danno corrisposto dall’imputato ai familiari della giovane vittima, assisiti dall’avvocato Omar Bottaro. L’incidente che provocò la morte di Erika avvenne nel pomeriggio del 10 giugno 2016. La ragazza, residente a Grancona, era in sella alla sua bici e si era fermata lungo la provinciale. Forse per inviare un sms con il suo telefonino aveva scelto di spostarsi oltre la sede stradale davanti al cancello di un’abitazione al civico 29 di via Spiazzo. Ma nemmeno quell’accorgimento le era servito per salvarsi la vita. Il furgone condotto da Giorgio Canevarollo, proveniente alle sue spalle, infatti, la prese in pieno sbalzandola violentemente sull’asfalto. L’urto fu tremendo. Le condizioni di Erika, immediatamente soccorsa dall’ambulanza del Suem 118, apparvero subito disperate. La ragazza venne quindi trasportata d’urgenza all’ospedale San Bortolo di Vicenza dove spirò due giorni dopo l’investimento. Il pubblico ministero, oltre alle testimonianze di alcuni automobilisti transitati lungo la provinciale nel momento del tragico incidente, aveva anche acquisito un filmato relativo agli istanti precedenti all’incidente. Nel corso delle indagini, da parte della difesa dell’imputato, a un certo punto vennero contestati gli esiti dell’alcoltest a cui venne sottoposto Canevarollo. Il risultato, finito al centro di una perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari, secondo l’avvocato Pasqualini sarebbe stato alterato da un farmaco, il ventolin, che l’automobilista avrebbe assunto proprio il giorno dell’incidente. Ma i successivi accertamenti hanno poi accertato in maniera definitiva che il ventolin non c’entrava assolutamente nulla e che quel giorno tra l’altro non sarebbe mai stato inalato da Canevarollo che soffrirebbe di attacchi di asma. Insomma, l’esito dell’alcol test al quale era stato sottoposto l’automobilista era assolutamente regolare. La cosa certa, confermata anche dalla sentenza emessa ieri dal giudice Mantovani, è che il 55enne il 10 giugno di tre anni fa si era messo alla guida del suo furgone completamente ubriaco provocando la morte di una ragazza di 16 anni. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Bernardini

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